30/12/2020

La solidità premia sempre

Persino il 2020, se lavori con serietà e pianifichi con lungimiranza, può regalare grandi soddisfazioni. Come “il riconoscimento di massima affidabilità commerciale”, un certificato assegnato a Sun Ballast da CRIBIS D&B, società leader nel campo della business information.

 

Partiamo dal lieto fine

Anche se siamo ancora in atmosfera natalizia, quella che voglio raccontare non è una favola, ma una storia di ordinaria e straordinaria imprenditoria italiana che brilla di speranza e buona volontà.

Dato che vi ho già spoilerato il finale, tanto vale partire dai giorni nostri, precisamente dal 29 dicembre, quando Isabella Nart, responsabile amministrativa Basic srl Sun Ballast riceve da Cribis D&B una comunicazione che attesta “il riconoscimento di massima affidabilità commerciale”.

La sorpresa è direttamente proporzionale alla gioia: Cribis D&B, società del gruppo CRIF, è infatti un’organizzazione che opera su scala mondiale nel campo della business information e che raccoglie rapporti su oltre 200 milioni di aziende in oltre 230 Paesi.

Il certificato “Cribis Prime Company” si basa su “Cribis D&B Rating”: un indicatore dinamico e costantemente aggiornato sull’affidabilità dell’azienda presa in considerazione. Misura la probabilità che l’azienda generi insoluti, basandosi su alcuni indicatori come: indici di bilanci, esperienza di pagamento sia in dare che avere, informazioni negative, dati anagrafici e forma giuridica, dimensioni e struttura aziendale, area geografica e altro ancora.

Ogni anno il riconoscimento di “Cribis Prime Company” viene assegnato solo al 7% dei 6 milioni di imprese Italiane.

Questo significa che siamo fra le prime 420mila aziende per affidabilità finanziaria in Italia: un risultato fantastico che per me e per tutto lo staff storico di Sun Ballast è anche qualcosa di più. Il punto di arrivo di un percorso fatto di decisioni non facili, e un premio a tanti rischi e sacrifici, due parole spesso abusate ma che per un imprenditore italiano degli anni 2000 sono materia viva, pane quotidiano.

Per spiegarmi meglio, riparto dall’inizio.

Quando tutto è cominciato

Mi sono diplomato nel 2000 come Perito Elettrotecnico, poi ci furono nove mesi di servizio civile e altri due di apprendistato presso un’azienda di impianti elettrici.

Nel 2005, a 23 anni, ho preso i soldi del licenziamento e li ho usati per comprare un autocarro usato, una cassetta degli attrezzi e una scala, trasformando così la legnaia dietro casa in un magazzino improvvisato.

Fu così che mi ritrovai con la mia prima partita IVA.

 

Inizialmente facevo piccoli lavori elettrici, per lo più per conto terzi, come tanti artigiani del nostro settore. Nel 2008 ebbi la fortuna di essere coinvolto in uno dei primissimi impianti fotovoltaici nella provincia di Reggio Emilia. Nel frattempo avevo già una squadra di 5 operatori, e mi resi subito conto che l’esperienza accumulata da ragazzo nei cantieri edili mi dava un grosso vantaggio rispetto agli “elettricisti classici”. Perché il 70% del lavoro di posa di un impianto fotovoltaico consiste, di fatto, nel montaggio di struttura e moduli. E io ne sapevo qualcosa di tegole, travetti, coppi, guaine, ecc…

Questo vantaggio mi permise di cavalcare l’onda dei primi conti energia in Italia, fino a mettere insieme una squadra di più di 20 operatori.

Abbiamo installato migliaia d’impianti, non lavoravo mai meno di 14/16 ore al giorno.

 

Fino al 2012 andò tutto abbastanza bene, cominciai a strutturare l’azienda: furgoni, attrezzature, capannone, ecc..

Ma con il taglio degli incentivi cominciarono i problemi: alcune aziende non riuscivano a far fronte ai propri debiti e si innescò una catena di insoluti che ci colpì in pieno. Nel giro di due mesi mi ritrovai con più di 240 mila euro di fatture non pagate da parte di debitori che da lì a poco sarebbero spariti.

Avevo 30 anni, una moglie e due figlie piccole da mantenere, con le banche che mi chiedevano di rientrare. E il consulente che mi diceva: “Fai prima a chiudere”.

È stato senza dubbio il periodo più triste ma più formativo della mia vita.

In quel momento presi una decisione: non avrei mai più lavorato con i soldi della Banca, non avrei mai più messo a rischio la mia azienda, i miei collaboratori, i miei fornitori e la mia famiglia.

Intanto avevo cominciato a fare i primi prototipi di Sun Ballast: la situazione d’emergenza servì ad aggiungere la giusta pressione.

Si dice “di necessità virtù”, ed è davvero così, lo so per certo.

Da una parte, con i miei collaboratori e fondatori del progetto Di Tella e Nodari, mi dedicavo a far conoscere, distribuire e migliorare Sun Ballast, dall’altra con mia moglie Marianela, ai tempi responsabile Amministrativa, mettemmo giù un meticolosissimo piano di rientro. Posso dire con orgoglio e a testa alta, che alla fine siamo riusciti a pagare tutti i fornitori e i dipendenti, tutte le tasse, e a rientrare completamente dagli affidamenti bancari.

Per la precisione, nel 2015 avevamo ristabilito una completa solvenza aziendale.

 

A quel punto è stata messa in atto una strategia, più precisamente una pianificazione finanziaria, che prevedeva, oltre all’accantonamento di fondi necessari a spese future conosciute – come acquisto terreni, attrezzature, ricerca & sviluppo, ecc. – alcune voci che fungessero da cuscinetto di salvataggio per qualsiasi situazione d’emergenza, sotto alla voce “accantonamenti e riserve intoccabili”.

 

Ora siamo grandi, uniti, e molto affidabili

In questi sette anni d’attività abbiamo fatto un grandissimo lavoro, all’inizio con una bella quantità di sforzo e sacrificio, ma sempre, sottolineo sempre, con il sorriso e lo spirito di Gruppo.

Per questo “il riconoscimento di massima affidabilità commerciale” lo sento nostro e importante più di qualsiasi attestazione che poteva arrivarci.

Perché è il risultato evidente e tangibile degli sforzi e dei sacrifici fatti da me, da mia moglie e dai primi collaboratori e fondatori del progetto, insieme a tutti quelli che si sono uniti negli anni, fino a formare la bellissima famiglia Sun Ballast.

Siamo riusciti a rendere possibile l’impossibile, grazie di cuore a tutti.

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